Su Vimeo ci sono un sacco di video strepitosi, ne ho selezionato qualcuno che ho voglia di pubblicare. Dei veri e propri "Vimeo d'Artista" ;)
Sono tutti realizzati con tecniche differenti, alcuni in stop motion, altri in paper craft e finger manipulation, o in 3D, ma tutti sono accumunati da un'eccelsa creatività.
Dunque, questo è uno splendido modo per presentare il proprio curriculum vitae (prendiamo spunto!):
Questo invece è un incanto di geometrie di colore, di forme piane musicali.
A Kandiskij penso proprio che piacerebbe... o si sentirebbe vagamente plagiato, ma con tecniche multimediali al suo tempo sconosciute. Quello che non gli andrebbe a genio è la forma rettangolare che racchiude la libertà compositiva e che non se ne va praticamente mai, e nemmeno l'uso spinto dell'à plat.
Mondrian o Klee però gradirebbero! ;)
Questo invece è decisamente più manuale, segnico, tormentato, ma con il surpluss del 3D. Si tratta di una forma video che io amo particolarmente: i trailer di libri.
Nella fattispecie, questo è il video trailer di Pincel de Zorro, il libro di un autore spagnolo. L'animatore è il grafico designer Meritxell Ribas, e trovo la sua idea poetica e piena di suggestione, con questa linea a china di pennello su cui si racconta la storia ambientata in Giappone.
(Non riesco ad embeddarlo da Vimeo, eccolo dal tubo):
Infine, codesta meraviglia: ogni volta che lo guardo non riesco a staccargli gli occhi di dosso *_____* Ecco a voi stop motion, paper craft e finger manipulation tutti assieme... La scelta musicale poi è amazing!
P.S. Sabato prossimo farò una piccola performance artistica alla Biblioteca Civica di Verona... Ve ne parlerò, spero di combinare qualcosa di carino!
P.P.S. No, non è una performance di body art :P.... :)
venerdì 13 aprile 2012
domenica 1 aprile 2012
Ecco perché il Marrone è meglio del Blu
IMHO, ovviamente ;)
Dunque, stamattina mi è tornata alla mente una cosa: ben 11 anni fa, quando conobbi il Kecche, parlando di associazioni alogiche di pensieri, ci capitò di parlare di come la mente (non di tutti credo) abbini spontanteamente determinati colori a specifiche persone. Lui, ad esempio, è sicuramente blu/azzurro, e quando gli chiesi: ma io, che colore ti faccio venire in mente? e lui mi rispose MARRONE, beh ci restai parecchio male.
Marrone?!? Un colore così "brutto" e banale? Mi indispettii un po'.
Io su tutti, volevo essere il Blu: il blu è il colore filosofico per eccellenza, è il colore che porta in alto i pensieri, è la cromia della profondità, della meditazione, e ha forti nessi con la malinconia ("i'm blue", no?), il che lo rende ai miei occhi ancora più interessante e in linea con la mia natura.
Il pensiero del Blu come colore giusto per me, o meglio, come il colore che volevo essere, mi ha accompagnata parecchi anni, fino a poco tempo fa, direi.
Il blu è il colore dell'essenza, della sostanza senza orpelli, mentre il marrone è il colore dell'esistenza, della terra, è la consistenza della fertilità, è un colore fatto di tanti altri colori, mentre il blu è etereo, è raro in natura, ed è un colore primario, composto solo di se stesso, completamente autoreferenziale, quindi autonomo.
Arrivata all'università, il blu ha continuato a trovare conferme: basta pensare all'antica teoria degli umori, al concetto di noumeno (ciò che sta dietro al fenomeno), al biomorfismo di Kandinsky, alle antropometrie rigorosamente tutte blu del sottilissimo Yves Klein, o al magnifico Mirò.
Perché mai ero stata associata al marrone?
Il marrone è il fenomeno, la fisicità, il blu è il noumeno, la spiritualità, intesa (da me) come cultura, interrogazione filosofica, tendenza alla pulizia, al poco, all'essenza.
Credo che il marrone sia un colore molto più femminile, proprio perché nasce da tante altre gamme cromatiche, che lo arricchiscono rendendolo pieno di potere demiurgico, fertile, mobile, meno perfetto.
Il blu, e quando parlo di blu mi riferisco al blu di prussia, è, pur astratto, alla fine anche molto compatto, "tutto d'un pezzo". Rigido.
Ricordo che al liceo ci era stato chiesto di dare vita a una texture che richiamasse l'autunno, una sorta di modulo che poteva ripetersi all'infinito. Per colorarlo, avevo scelto blu di prussia e bruno van dyck, un marrone molto freddo e "serio" che adoro.
Insieme sposano alla perfezione, specie nella loro versione ad acquerello, che rende tutto più leggero e con un guizzo di vivacità.
In effetti, sotto sotto, il blu e il marrone hanno dei punti di incontro: basta pensare a quanto sia importante il blu nell'aiutare il marrone a creare le ombre, e a come i 2, uniti insieme, sappiano creare con immediatezza nella tavolozza di acquerelli il grigio-nero, un colore difficile che, solitamente, obbliga a mescolare insieme un sacco di tonalità per ottenerlo. Inoltre sono 2 colori con una certa serietà e profondità.
E quindi, cos'è successo? Perché ora vince il marrone? O meglio, perché finalmente l'ho accettato?
Penso che, se mai mi capiterà di avere dei figli (l'unico modo perché io ne abbia è che mi capiti :P), l'unica cosa giusta che ho capito fino ad ora è l'importanza della vicinanza con la terra. Quindi è l'unico insegnamento giusto che potrei dare, su cui non ho dubbi.
Il rapporto con la terra, con le bestie, con gli odori, il sudore, la fatica, le mani screpolate, la concretezza, è un insegnamento che ha tutto a che fare con il marrone.
Non credo di star portando avanti la solita dicotomia spiritualità da un lato e materialità dall'altro, perché ciò di cui parlo non è materialità ma matericità, che è molto differente.
Credo che quella dimensione spirituale che così poco coltivo, alla fine sia nutrita dall'attaccamento alla terra, agli odori e al tatto.
Come la maggior parte delle persone, ho tanti dubbi su chi sono, su chi sarò, sulle scelte fatte e sul mio futuro lavorativo.
Mi sembra però che questa sorta di piccola presa di coscienza, che coincide con la comprensione di una "mia certa componente marrone", potrebbe rivelarsi una buona via per imboccare con un pizzico di serenità in più la Mia strada, che non è divenire "saggia e contemplativa" come mi sarei sempre voluta, e come probabilmente non sarò mai.
E così, dando fine a questo inutile delirio decisamente blu, vi lascio qui sotto uno splendido motivo marrone della mia vita :)
Ciao!
Dunque, stamattina mi è tornata alla mente una cosa: ben 11 anni fa, quando conobbi il Kecche, parlando di associazioni alogiche di pensieri, ci capitò di parlare di come la mente (non di tutti credo) abbini spontanteamente determinati colori a specifiche persone. Lui, ad esempio, è sicuramente blu/azzurro, e quando gli chiesi: ma io, che colore ti faccio venire in mente? e lui mi rispose MARRONE, beh ci restai parecchio male.
Marrone?!? Un colore così "brutto" e banale? Mi indispettii un po'.
Io su tutti, volevo essere il Blu: il blu è il colore filosofico per eccellenza, è il colore che porta in alto i pensieri, è la cromia della profondità, della meditazione, e ha forti nessi con la malinconia ("i'm blue", no?), il che lo rende ai miei occhi ancora più interessante e in linea con la mia natura.
Il pensiero del Blu come colore giusto per me, o meglio, come il colore che volevo essere, mi ha accompagnata parecchi anni, fino a poco tempo fa, direi.
Il blu è il colore dell'essenza, della sostanza senza orpelli, mentre il marrone è il colore dell'esistenza, della terra, è la consistenza della fertilità, è un colore fatto di tanti altri colori, mentre il blu è etereo, è raro in natura, ed è un colore primario, composto solo di se stesso, completamente autoreferenziale, quindi autonomo.
Arrivata all'università, il blu ha continuato a trovare conferme: basta pensare all'antica teoria degli umori, al concetto di noumeno (ciò che sta dietro al fenomeno), al biomorfismo di Kandinsky, alle antropometrie rigorosamente tutte blu del sottilissimo Yves Klein, o al magnifico Mirò.
Perché mai ero stata associata al marrone?
Il marrone è il fenomeno, la fisicità, il blu è il noumeno, la spiritualità, intesa (da me) come cultura, interrogazione filosofica, tendenza alla pulizia, al poco, all'essenza.
Credo che il marrone sia un colore molto più femminile, proprio perché nasce da tante altre gamme cromatiche, che lo arricchiscono rendendolo pieno di potere demiurgico, fertile, mobile, meno perfetto.
Il blu, e quando parlo di blu mi riferisco al blu di prussia, è, pur astratto, alla fine anche molto compatto, "tutto d'un pezzo". Rigido.
Ricordo che al liceo ci era stato chiesto di dare vita a una texture che richiamasse l'autunno, una sorta di modulo che poteva ripetersi all'infinito. Per colorarlo, avevo scelto blu di prussia e bruno van dyck, un marrone molto freddo e "serio" che adoro.
Insieme sposano alla perfezione, specie nella loro versione ad acquerello, che rende tutto più leggero e con un guizzo di vivacità.
In effetti, sotto sotto, il blu e il marrone hanno dei punti di incontro: basta pensare a quanto sia importante il blu nell'aiutare il marrone a creare le ombre, e a come i 2, uniti insieme, sappiano creare con immediatezza nella tavolozza di acquerelli il grigio-nero, un colore difficile che, solitamente, obbliga a mescolare insieme un sacco di tonalità per ottenerlo. Inoltre sono 2 colori con una certa serietà e profondità.
E quindi, cos'è successo? Perché ora vince il marrone? O meglio, perché finalmente l'ho accettato?
Penso che, se mai mi capiterà di avere dei figli (l'unico modo perché io ne abbia è che mi capiti :P), l'unica cosa giusta che ho capito fino ad ora è l'importanza della vicinanza con la terra. Quindi è l'unico insegnamento giusto che potrei dare, su cui non ho dubbi.
Il rapporto con la terra, con le bestie, con gli odori, il sudore, la fatica, le mani screpolate, la concretezza, è un insegnamento che ha tutto a che fare con il marrone.
Non credo di star portando avanti la solita dicotomia spiritualità da un lato e materialità dall'altro, perché ciò di cui parlo non è materialità ma matericità, che è molto differente.
Credo che quella dimensione spirituale che così poco coltivo, alla fine sia nutrita dall'attaccamento alla terra, agli odori e al tatto.
Come la maggior parte delle persone, ho tanti dubbi su chi sono, su chi sarò, sulle scelte fatte e sul mio futuro lavorativo.
Mi sembra però che questa sorta di piccola presa di coscienza, che coincide con la comprensione di una "mia certa componente marrone", potrebbe rivelarsi una buona via per imboccare con un pizzico di serenità in più la Mia strada, che non è divenire "saggia e contemplativa" come mi sarei sempre voluta, e come probabilmente non sarò mai.
E così, dando fine a questo inutile delirio decisamente blu, vi lascio qui sotto uno splendido motivo marrone della mia vita :)
Ciao!
Iscriviti a:
Post (Atom)